Festival Locarno 2017

di

Teresa Patrignani

 

 Il festival di Locarno ha festeggiato quest'anno il suo settantesimo. Un'edizione con film non indimenticabili ma le tematiche socio-politiche dei documentari e i docu-film che Locarno riserva ai suoi fedeli spettatori sono sempre di grande interesse. Pardo d'oro al cinese Wang Bing, vincitore annunciato, per il suo “Mrs Fang” che racconta l'alzheimeir nella fase terminale; film sconvolgente nel mostrare con crudezza  gli ultimi giorni della  malattia e il disfacimento del corpo  nello scorrere di una quotidianità parentale, dove si chiacchiera, si guarda la televisione, si discute della sepoltura, si eviscera il pesce e si controllano le condizioni della moribonda non sempre con affetto. Il film benché privo di voyeurismo, risulta disturbante e forse eticamente discutibile. “Mrs Hyde” di Serge Bozon, Pardo alla sublime Huppert per miglior interpretazione femminile, presentato ambiziosamente da lui stesso come “un film sull'educazione” s'ispira vagamente  al romanzo di Stevenson “Dr Jackill e Mr Hyde” anche se esplora l'ambiente scolastico. La professoressa di fisica insegna con grande fatica  in  una classe “difficile” di un liceo della  banlieue francese: è un insegnante goffa, pedante e poco empatica ma un intervento sovrannaturale  cambierà completamente le modalità di rapportarsi con gli allievi più problematici e il suo stesso modo d'insegnare. Film curioso, strano connubio di reale e fantasy. Sicuramente  uno dei più bei film di Locarno è stato “Dovere” della regista palestinese Annemarie Jacir, rimasto inspiegabilmente fuori dai premi delle giurie ufficiali ma vincitore della quarta edizione del premio ISPEC CINEMA e successo di pubblico e di critica. Pardo per la migliore interpretazione maschile a Elliot Crosset Hove protagonista di "Winters brothers", coproduzione danese-islandese, film destrutturato ed enigmatico ambientato tra paesaggi innevati e maestosi. Premio speciale della giuria del concorso internazionale a “As Boas Maneiras” dei brasiliani Juliana Rojas e Marco Dutra. Troppe concessioni al genere horror con una storia di un baby licantropo e dell'amore di sua madre adottiva che cerca di proteggerlo nonostante tutto. Nella sezione “Cineasti del presente” "3/4” di Ilian Metev, Pardo d’oro e "Milla" di Valerie Massadian Premio speciale della giuria hanno in comune interminabili piani sequenza, minimalismi, narrazione del quotidiano, dialoghi scarni e quasi inesistenti in “Milla”. Scelte stilistiche certo ma se penso a una storia d'amore tra due ragazzi, seppur in un contesto ed epoca diversa, non posso fare a meno di rimpiangere film come “La romanza degli innamorati” di Andrej Končalovskij, proiettato al Rivellino nell'ambito della rassegna di film proposti dall'ISPEC. Piacevole scoperta invece il film italiano “Easy”, commedia deliziosa e sgangherata che narra le peripezie dall'Italia verso i Balcani di Isidoro, detto Easy ex promessa delle corse automobilistiche ormai depresso e in sovrappeso, al quale il fratello trafficone chiede un favore speciale: riportare in patria con un carro funebre la salma di un operaio ucraino morto "accidentalmente" sul lavoro. Il viaggio si rivelerà una divertente e amara odissea in cui lo stralunato Easy, l'eccezionale attore Nicola Nocella vincitore del Premio Boccalino della critica indipendente ritroverà motivazione e forse se stesso.

Tra i documentari molto apprezzati sono stati “Filles du Feu” del regista, fotografo e antropologo Stephane Breton che per sette mesi  ha seguito la vita delle donne combattenti curde siriane. "Il tribunale del Congo" dello svizzero Milo Rau che esamina le ragioni e lo sfondo della guerra nella regione dei Grandi Laghi, durata quasi 20 anni e non ancora terminata. Il risultato è un ritratto umanamente inquietante e profondamente analitico dell'ordine del mondo neo-coloniale. Innescata dal genocidio ruandese nel 1994, la guerra del Congo, chiamata anche "Terza guerra mondiale" a causa del coinvolgimento diretto o indiretto delle nostre grandi potenze, ha avuto ben sei milioni di morti. Molti osservatori la vedono non solo come lotta per la dominazione politica dell'Africa Centrale, ma anche come una delle battaglie economiche decisive nell'era della globalizzazione. “Le venerable W”, produzione francese del regista Barbet Schroeder racconta attraverso filmati e interviste la storia del venerabile Wirathu, monaco buddista, leader nazionalista e fautore di un’islamofobia radicale che ha condotto, in alcune regioni del Myanmar, alla distruzione di interi villaggi abitati da una minoranza musulmana, i Rohingya, e alla fuga di migliaia di persone nel vicino Bangladesh. Predicazioni intrise di odio e razzismo contro i fedeli mussulmani in un’epoca storica nella quale siamo abituati invece ad ascoltare dichiarazioni violente da parte di gruppi integralisti musulmani. Il reportage produce uno strano effetto sugli spettatori, svelando come all’interno del buddismo vi siano correnti violente e razziste.

Quest'anno poi nella sezione “Locarno Kids” spazio dedicato ai piccoli cinefili, abbiamo potuto ammirare un bellissimo film d'animazione di Giulio Cingoli, “Joan Padan a la descoverta delle Americhe”, tratto da un 'opera teatrale di Dario Fo. Ci auguriamo che questa sezione sia di anno in anno più incrementata, per educare gli spettatori di domani a un cinema di qualità, alternativo alle solite megaproduzioni statunitensi.