La scuola degli Imam, l’Iran e l’educazione religiosa nell’Islam sciita

di

Diletta Vignati

 

Questo lungo saggio è uno studio, approfondito e ampiamente documentato, sulla storia e sulla struttura delle istituzioni per l’educazione religiosa nello sciismo duodecimano, corrente istituzionale nella Repubblica Islamica d’Iran dal 1979 dove l’educazione religiosa è spesso necessario requisito per la carriera politica. Il saggio analizza infatti in modo particolare, ma non esclusivo, l’Iran con la città di Qom, attualmente uno dei principali centri mondiali di studi religiosi per l’Islam sciita.

Alessandro Cancian, ricercatore associato presso l’Institute of Ismaili Studies di Londra dove insegna ‘Storia delle Civiltà Islamiche’ e ‘Storia del Misticismo Sciita’, affronta il complesso tema con un linguaggio comprensibile anche ai lettori che non abbiano alle spalle studi specifici di islamistica. Il grado di approfondimento, tuttavia, scandagliando ogni corrente dello sciismo storico, ne rende a tratti impegnativa la lettura.

Il corso di studi religiosi, denominato madrasa con termine arabo o hawza‘ilmiyya con termine persiano quasi equivalente, ha ancora oggi il compito di formare i mullah della gerarchia clericale sciita: esperti in teologia, diritto islamico, filosofi ed esegeti del Corano e delle fonti della Sunna, suddivisi tra i vari gradi di competenza. Il punto di vista è antropologico, anche a causa della formazione dell’autore (che ha conseguito un dottorato in Antropologia presso l’Università di Siena di cui questo studio costituisce la tesi finale): ci si chiede se agli studenti della madrasa sia richiesto o sia stato richiesto in passato di corrispondere a un modello di uomo ideale.

L’analisi operata da Cancian si concentra sulle discipline oggetto di studio nelle scuole religiose iraniane, come la letteratura (in particolare la poesia, strettamente legata ad aspetti religiosi controversi e alla mistica Sufi: si pensi ad esempio ad Hafez), la sociologia (si pensi ad esempio ad ‘Ali Shariati, ideologo della Rivoluzione del 1979), oltre che le discipline classiche come la teologia e il diritto islamico.

Il terzo capitolo illustra la storia dell’Islam sciita duodecimano – detto anche imamita - in modo dettagliato e puntuale, anche se non sempre chiaro per chi non abbia svolto studi specifici sul tema. Presenta, infatti, una panoramica dalle origini (VII secolo d.C., con il conflitto tra sunniti e sciiti emerso immediatamente dopo la morte di Muhammad) ai giorni nostri (2005, anno di conseguimento del Dottorato da parte dello studioso).

Il quarto capitolo ne analizza, invece, la dottrina.In questo capitolo, forse il migliore dell’intero libro, Alessandro Cancian esordisce fornendo un’analisi argomentata dei libri utilizzati nelle madrase per introdurre gli studenti dei primi anni del corso di laurea alle questioni teologiche dello sciismo duodecimano. Tali libri (in persiano ‘aqâ’id, ‘dogmatica’) sono da lui giudicati eccessivamente sintetici e volti a non urtare la sensibilità dei molti studenti provenienti da famiglie sunnite solo recentemente convertiti allo sciismo, particolarmente nelle scuole libanesi. Cancian prosegue quindi illustrando per proprio conto il canone della dottrina dello sciismo imamita, evidenziandone le diverse correnti interne, gli autori che hanno fornito i maggiori contributi, gli aspetti mistici, quelli razionali e quelli, oggi preponderanti, tradizionalisti, l’influenza che essa ha sulla legislazione e la giursprudenza dei Paesi retti da governi sciiti.

Il capitolo successivo è invece dedicato all’aspetto forse più affascinante e complesso dell’Islam sciita: il misticismo delle confraternite Sufi e lo statuto attribuito ai dodici Imam (si ricordi che per gli sciiti, a differenza che per i sunniti, il termine Imam ha un valore religioso estremamente forte ed esclusivo, parzialmente accostabile al concetto cristiano di Santità).

La vera e propria analisi della storia della madrasa e delle sue strutture e realtà attuali occupa soltanto i due capitoli conclusivi dell’opera.

Nel complesso, il libro è interessante e godibile e il suo valore sta proprio nella capacità di rendere fruibile a un pubblico colto ma non eccessivamente specializzato i fondamenti dell’Islam sciita duodecimano. Proprio questo tentativo di opera enciclopedica, tuttavia, fa emergere anche i due principali limiti del saggio. Da una parte, infatti, volendo abbracciare l’intero ventaglio della storia, della dottrina e dell’educazione religiosa sciita in Iran (con ampi accenni anche al Libano, all’Iraq, alla Siria e altri Paesi), risulta a tratti poco chiara. Dall’altra parte, il tema specifico annunciato dall’autore nel titolo e nell’introduzione all’opera, ovvero l’educazione religiosa nelle madrase iraniane è trattato nei soli capitoli conclusivi e, dunque, con un grado di approfondimento inevitabilmente limitato.

 

Alessandro Cancian, La scuola degli Imam. L’Iran e l’educazione religiosa nell’Islam sciita, Milano

Editoriale Jouvence, 2016, pp. 307, 22 euro.