Nulla esiste, se non nella percezione: l’immaterialismo

di

Edoardo Martinelli

 

La storia della filosofia è costellata di teorie singolari, probabilmente una di queste è quella conosciuta con il nome di immaterialismo. Il propugnatore di tale sistema di pensiero fu il teologo e filosofo irlandese George Berkeley.

 

Da come si può capire dal nome l'immaterialismo rappresenta la convinzione secondo la quale la materia non esiste come tale, ma solo in relazione ad una mente che la percepisce. La mente in questione è quella del soggetto, della persona che si pone in relazione con un determinato oggetto materiale.

 

L'immaterialismo di Berkeley si può definire radicale in quanto tutte le proprietà della materia, sia primarie (volume, peso, moto etc.) che secondarie (colore, sapore etc.) non esistono nella realtà indipendentemente dal soggetto che le percepisce. Non è un caso, infatti, che Berkeley è rimasto nella storia per il motto esse est percipi, l'essere è essere percepito (la percezione).

 

Berkeley è convinto che la materia sia un falso, nulla esiste se non vi è una mente, un soggetto che la percepisce. Tuttavia, se la filosofia di Berkeley si fermasse qui sarebbe tacciabile di razionalismo e questo Berkeley vuole evitarlo, essendo un teologo e vescovo anglicano. 

 

Per tale ragione egli introduce Dio: la materia esiste come idea nella mente del soggetto, ma le idee non nascono per un rapporto con la materia in quanto esistente, esse piuttosto sono instillate da Dio nella mente umana. In questo modo Berkeley voleva evitare sia il materialismo, sia l'empirismo, sia lo scetticismo. 

 

In altre parole, ciò che si percepisce sono le idee particolari (ad esempio, questo oggetto concreto dotato di forma, colore etc.), esse non possono agire indipendentemente dalla mente che le possiede, per tale ragione il ruolo della mente è quello di collegare le idee, in questo modo si produce la conoscenza di ciò che si chiama realtà. 

 

La singolarità dell'immaterialismo, e di Berkeley come filosofo, risiede proprio nel fatto che, da un lato nega la realtà esterna, dall'altro postula l'esistenza di Dio il quale permette agli esseri umani di conoscere le cose materiali (che da sole, indipendentemente dal soggetto, non esisterebbero).

 

Risulta difficile, in un certo senso, classificare Berkely all'interno della storia della filosofia. Ad una prima lettura potrebbe sembrare anti-idealista, sensista, ma, ad uno sguardo più profondo, il suo è un idealismo radicale. Con questo termine va inteso il fatto che, appunto, esistono solo le idee, la percezione delle cose. L'immaterialismo può inoltre essere classificato come soggettivismo radicale, proprio per l'esaltazione del soggetto, attraverso la percezione, come unico mezzo di conoscenza.

 

Al tempo stesso l'immaterialismo sconfina anche nella teologia, perché riafferma la necessità di Dio nella formazione delle idee nella mente umana e, quindi, elemento trascendente irrinunciabile.