Il 25 giugno 1857 Pisacane e una ventina di rivoluzionari dirottano il piroscafo “Cagliari” diretto a Tunisi, con la collaborazione di due macchinisti britannici di sentimenti socialisti. Dirottata l’imbarcazione verso Ponza, sotto lo sventolio del tricolore, libera i prigionieri, quasi nessuno politico, e con essi, sottratte le armi ai borbonici, riparte per Sapri. La spedizione non avrà esito, le masse contadine analfabete verranno aizzate contro i rivoluzionari, ma nel 160° di quell’impresa disperata ci piace ricordarla con le parole di Luigi Mercantini, poeta e professore di Ripatransone, difensore a vent’otto anni della Repubblica Romana.

 

La spigolatice di Sapri

di

Luigi Mercantini

 

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.

Me ne andavo al mattino a spigolare,
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore;
e alzava una bandiera tricolore;
all'isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s'è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra.

Sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra,
ma s'inchinaron per baciar la terra,
ad uno ad uno li guardai nel viso;
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
“Siam venuti a morir pel nostro lido”.

Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per mano,
gli chiesi: “Dove vai, bel capitano?”
Guardommi, e mi rispose: “O mia sorella,
vado a morir per la mia patria bella”.
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: “V'aiuti il Signore!”

Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontrâr con li gendarmi,
e l'una e l'altra li spogliâr dell'armi:
ma quando fûr della Certosa ai muri,
s'udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra 'l fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.

Eran trecento e non voller fuggire;
parean tremila e vollero morire:
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a loro correa sangue il piano:
fin che pugnar vid'io per lor pregai,
ma a un tratto venni men, né più guardai:
io non vedea più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d'oro.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.