Banca Rasini, alle origini dei successi di Berlusconi

di

Davide Rossi

 

La Banca Rasini era una piccola banca milanese, nata negli anni cinquanta, ed inglobata nella Banca Popolare di Lodi nel 1992. Il motivo principale della sua fama è che tra i suoi clienti principali si annoverano i criminali mafiosi Pippo Calò, Totò Riina, Bernardo Provenzano e con loro Silvio Berlusconi, il cui padre Luigi Berlusconi era bancario della Rasini. Le dichiarazioni di Michele Sindona sulla banca Rasini la fanno citare più volte da Nick Tosches, un giornalista del New York Times, nel suo libro i misteri di Sindona, e l’hanno resa nota tra gli studiosi internazionali che si occupano della storia della mafia italiana. La “Banca Rasini SAS di Rasini, Ressi & C.” aveva un capitale iniziale di 100 miliardi di lire. Sin dalle sue origini la banca è un punto di incontro di capitali lombardi (principalmente quelli della nobile famiglia milanese dei Rasini, proprietaria del feudo di Buccinasco) e palermitani (quelli provenienti da Giuseppe Azzaretto, uomo di fiducia di Giulio Andreotti in Sicilia). Nel 1970 Dario Azzaretto, figlio di Giuseppe, diviene socio della banca. Sempre nel 1970, il procuratore pro tempore della banca Luigi Berlusconi (padre di Silvio Berlusconi) ratifica un’operazione destinata ad avere un peso nella storia della Rasini: la banca acquisisce una quota della bretone Anstalt, una società di Nassau legata alla cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d’amministrazione figurano nomi destinati a divenire famosi, come Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus. Nel 1973 la banca Rasini diviene una SPA., e il controllo passa dai Rasini agli Azzaretto. Nel 1974 nonostante l’ottima situazione finanziaria della banca Rasini, che nell’ultimo anno aveva guadagnato oltre un quarto del suo capitale, Carlo Rasini lascia la banca fondata dalla famiglia, dimettendosi anche dal ruolo di consigliere. Secondo gli analisti, le ragioni delle dimissioni di Carlo Rasini sono da cercarsi nella sua mancanza di fiducia verso il resto del consiglio di amministrazione, e degli Azzaretto in particolare.  Sempre nel 1974, Antonio Vecchione diviene direttore generale, ed in soli dieci anni il valore della banca esplode, passando dal miliardo di lire nel 1974 al valore stimato di circa 40 miliardi di lire nel 1984. Il 15 febbraio 1983 la banca Rasini sale agli onori della cronaca, per via dell’operazione San Valentino. La polizia milanese effettua una retata contro gli esponenti di cosa nostra a Milano, e tra gli arresti figurano numerosi clienti della banca Rasini. Si scopre che trai i correntisti miliardari della Rasini vi sono Totò Riina e Bernardo Provenzano. Anche il direttore Vecchione e parte dei vertici della banca vengono processati e condannati, in quanto emerge il ruolo della banca Rasini come strumento per il riciclaggio dei soldi della criminalità organizzata. Nel 1992 la banca Rasini viene inglobata nella Banca Popolare di Lodi, ma è solo nel 1998 che la procura di Palermo mette sotto sequestro tutti gli archivi della banca. I giudici di Palermo, anche in seguito delle rivelazioni di Michele Sindona e degli altri pentiti, indicano la stessa banca Rasini come coinvolta nel riciclaggio di denaro provenienza mafiosa. Tra i correntisti della banca figurava anche Vittorio Mangano, il mafioso che lavorava nella villa di Silvio Berlusconi dal 1973 al 1975. Le indagini successive alla retata dell’operazione San Valentino dimostrano ampiamente il ruolo della banca Rasini nel riciclaggio dei soldi della mafia ed i contatti dell’istituto coi più alti vertici mafiosi. Il commissario di polizia Calogero Germanà ha ipotizzato che l’istituto, al pari della Banca Sicula di Trapani, fosse uno dei centri per il riciclaggio del denaro sporco di Cosa Nostra. Il padre di Silvio Berlusconi, Luigi Berlusconi fu prima un impiegato alla Rasini, quindi procuratore con diritto di firma, ed infine assunse un ruolo direttivo all’interno della stessa. La Banca Rasini, e Carlo Rasini in particolare, furono i primi finanziatori di Silvio Berlusconi all’inizio della sua carriera imprenditoriale. Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini, cosi come numerose società svizzere possedevano parte della Edilnord, la prima compagnia edile con cui Silvio Berlusconi ha iniziato a costruire la sua fortuna. La banca Rasini risulta anche nelle liste di banche ed istituiti di credito che hanno gestito il passaggio dei finanziamenti di 113 miliardi di lire (equivalenti ad oltre 300 milioni di euro nel 2006) che ricevette la Fininvest, il gruppo finanziario e televisivo di Berlusconi, a partire dal 1978. Il giornale inglese “The Economist” cita ripetutamente la banca Rasini nel suo reportage su Silvio Berlusconi, sottolineando come, ad avviso dei recensori del reportage, Berlusconi abbia effettuato transazioni illecite per mezzo della banca. È stato infatti accertato che Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca ventitre holding come negozi di parrucchiere ed estetista. Anche per fare chiarezza su questi fatti nel 1998 l’archivio della banca è stato nuovamente messo sotto sequestro.