Du Camp e Flaubert in Egitto

di

Giuseppe Marcenaro

 

 

Flaubert utilizzava un formidabile taccuino mentale, anche se usava quadernetti su cui appunto impressioni veloci ed essenziali. Mentre Du Camp fotografava in modo diretto, senza cercare alcun effetto, catalogando un “mondo morto”, Flaubert creava un universo ellittico che comprendeva una quantità di istantanee, soprattutto sull’Egitto moderno, visioni della natura e atmosfere. Con la sua “modernissima” attrezzatura, Du Camp era teso a fissare il maggior numero di immagini delle vestigia, al fine di recare a Parigi, al suo rientro, secondo l’incarico, una documentazione la più esauriente possibile. Gustave davanti alle antichità  che si “dovevano” obbligatoriamente vedere non reagiva. Sembrava

più incline al sublime della natura e alle sensazioni che gli venivano dalla vita quotidiana. Mostrava un assoluto disinteresse per il fascino “poetico” delle rovine. Anche se di fronte all’ineffabilità dell’antico provava un senso di panico determinato dal terrificante gigantismo delle “pietre” che gli sembravano segno del non umano. In effetti le fotografie che Du Camp realizzava con grande impegno e fatica, miniaturizzavano quel mondo nell’illusione di dominarlo, che e, d’altra parte, il carattere delle immagini fotografiche capaci soltanto di dare un’idea del soggetto. Flaubert provava il disagio dell’enorme, “riproducendo” mentalmente il disagio del non ripetibile. Appunto dell’inumano. Si convinse che l’antico, verosimilmente, non si scopre soltanto attraverso le vestigia. Mentre Du Camp passava una giornata intera a predisporre le sue camere per realizzare magari una sola immagine, Flaubert cercava un luogo appartato e ventilato, all’ombra delle colonne. Poi sprofondava nella lettura. Questo quando non dichiarava qualche malessere per rimanere a bordo del battello e farsi cullare fino a sera dalle acque del Nilo. Si scoprirà poi che Flaubert aveva visto più cose di quante Du Camp, con il suo affanno, andasse cercando.

 

Tratto da  "Fotografia come letteratura" B. Mondadori