Marxismo, fedi e impegno politico

di

Stefano Zecchinelli

 


Marx appoggiò due lotte fortemente influenzate dal clero cattolico: quella irlandese e quella polacca. Il problema non era la religione - a dispetto della celebre frase mutuata dall’illuminista settecentesco d’Holbach sull’oppio dei popoli - ma il contenuto sociale di tali lotte. Marx, come molti dirigenti comunisti, era ebreo e festeggiava in famiglia le più importanti feste religiose, non a caso suo nonno era il rabbino di Treviri Mordechai Halevi ben Schmuel Postelberg. Nel Capitale, prima di citare l’infausta frase del d’Holbach, Marx sottolinea che “la religione è il sospiro della creatura oppressa”.

I marxisti non a caso sanno che la società è divisa in classi e non in credenti ed atei. Anzi i sinceri credenti che contrastano la degenerazione capitalistico -consumista della società occidentale, quale che sia la fede che li anima, ebraica, islamica, cristiana, sono persone consapevoli dello scontro, prima ancora culturale che politico, con l’ideologia dominante. Lenin nel Congresso dell’Internazionale Comunista di Baku del 1920, tenuto a in Azerbaijan proprio per avvicinarsi alle masse islamiche delle costituende Repubbliche Sovietiche centro - asiatiche, chiamò i popoli islamici a sollevarsi nella jihad contro il dominio colonialista e spinse i comunisti indonesiani a lavorare dentro il movimento islamico. Appelli analoghi furono lanciati da Radek e Zinovev. In America Latina la Teologia della Liberazione fu determinante: Camilo Torres negli anni ’60 influenzò i movimenti cristiano-socialisti, con la sua opera ed il suo pensiero, in Colombia, Brasile ed Argentina, tanto da aderire lui stesso alla lotta rivoluzionaria nella sua Colombia nelle file del’ELN, Esercito di Liberazione Colombiano.

In Argentina i Montoneros, peronisti di sinistra, furono fortemente caratterizzati da questa corrente culturale ed è bene dire che costituirono la spina dorsale della Resistenza armata contro la dittatura militare. Nasrallah, leader degli Hezbollah, viene dalla gioventù comunista libanese. La Rivoluzione Islamica Iraniana rappresenta a tutti gli effetti l’irruzione dello spirituale nel politico, come diceva Michel Foucault, e l’esempio di un impegno sociale sui temi classici dei diritti a casa, scuola, lavoro, salute, tutela degli anziani, in cui sebbene il richiamo sia fortemente fondato sul Corano e non sul socialismo, la sostanza è quella di un costante impegno sociale per i propri cittadini e di un coerente antimperialismo a livello internazionale. Il socialismo bolivariano, dichiaratamente fondato sui diritti sociali e antimperialista, con i presidenti Hugo Chavez, Nicolas Maduro, Evo Morales e Rafael Correa si richiama stabilmente a una visione cristiana e socialista dell’uomo e del suo progresso. Proprio  l’incontro tra antimperialismo e religione segna figure come Deniz Gesmiz, Mohamed Deif o Musa Al Sadr. Ben Bella, stesso, negli ultimi anni valorizzò la sua fede islamica. Come ha scritto Davide Rossi nell’articolo “Il tramonto del dio dell’Occidente” (n. 165 - settembre 2014) non le fedi posso essere il discrimine, ma la visione sociale, di classe. Lottare contro la diseguaglianza e l’imperialismo per un mondo di pace, uguaglianza e solidale, non è un problema religioso, ma politico.