Edoardo Agnelli, un figlio sgradito

di

Stefano Zecchinelli

 

Il regista iraniano Habibollah Kasesaz, autore del famoso documentario dell’IRIB sulla figura di Edoardo Agnelli ha rilasciato, sempre all’IRIB, una importante intervista dove, con grande impegno giornalistico, ricorda Edoardo entrando nel merito di alcuni problemi tanto politici quanto religiosi. Edoardo Agnelli fu un’atipica, e per certi aspetti affascinante, figura politica ed imprenditoriale italiana. Kasesaz, inoltre è ricoverato in ospedale per una grave malattia, quindi non possiamo che augurargli una pronta guarigione. Il suo impegno è lodevole.

Rispondendo alla domanda ‘’perché ha voluto occuparsi di Edoardo Agnelli’’ ha detto:

‘’ Tutto cominciò quando abbiamo saputo che un italiano musulmano che proveniva da una potentissima e ricchissima famiglia di nome Agnelli, è stato trovato morto sotto un ponte. I media italiani e occidentali parlavano del suicidio mentre siamo riusciti a raggiungere delle persone molto vicine a Edoardo che con tanto di prove e documenti, dimostravano che Edoardo non poteva essersi tolto la vita ma era stato sicuramente ucciso.

In seguito adiverse ricerche e studiando il caso abbiamo saputo che Edoardo aveva deciso di scegliere l'Islam, dopo aver studiato in modo approfondito le parole di Dio nel Sacro Corano, giungendo alla conclusione che queste, non potevano che essere le Parole divine. Questo è quanto ci hanno raccontato diverse persone che avevano un rapporto di amicizia molto vicino con lui.

La questione più eclatante e triste della grande menzogna sul suicidio di Edoardo è che la sua stessa famiglia non ha mai voluto nemmeno indagare ne sapere la verità sulla morte per lo meno sospetta di lui.

Perché la famiglia Agnelli ha preferito non occuparsi della morte di Edoardo? La risposta è semplice: Edoardo nei suoi scritti ha duramente criticato il capitalismo finanziario, c’è chi ritiene che simpatizzasse per il marxismo-leninismo ma soprattutto si convertì all’Islam sciita. Inoltre era ben intenzionato a fare chiarezza sui paradisi fiscali del padre Gianni smantellando l’impero finanziario di una delle più losche famiglie dell’imperialismo italiano. Kasesaz prosegue: ‘’Io credo che Edoardo non si è suicidato ma è stato ucciso per mano di coloro che non potevano tollerare che un impero potentissimo è ricchissimo come quello degli Agnelli potesse andare in eredità a un musulmano, che ha sempre difeso i suoi ideali e valori umani e soprattutto la sua fede religiosa, fino a sacrificare tutto persino la vita’’. Domanda: Edoardo Agnelli fu una vittima dell’Operazione Gladio? Pare di sì, ma è bene lasciare la parola agli storici.

Lo storico Giuseppe Puppo ritiene che Edoardo non può essersi suicidato anche perché non era nelle condizioni fisiche – zoppo ad una gamba ed in evidente sovrappeso – di lanciarsi da un’auto prossima a schiantarsi ad altissima velocità. Sappiamo che la famiglia Agnelli, più volte, provò a corrompere Edoardo, a convincerlo a rinunciare al suo impero, offrendogli una enorme quantità di beni mobili ed immobili, ma il giovane imprenditore rinunciò; era seriamente intenzionato a fare chiarezza sulle attività eversive del padre, i suoi scritti non lasciano spazio al dubbio. Puppo ne ha raccolti diversi.

La tesi dello storico Puppo e del regista Kasesaz viene avvalorata dalla testimonianza di Jas Gawronsky, amico della famiglia, il quale rivela che “L’avvocato Agnelli dopo la morte del figlio Edoardo non è cambiato molto. Non era di certo uno che faceva trasparire i suoi sentimenti perché lo considerava come una cosa poco elegante. Direi che certamente spero e penso che abbia avuto un senso di colpa per quanto è successo e anche, forse, nel grandissimo dolore, un leggerissimo senso di sollievo perché certamente la sparizione di Edoardo gli aveva evitato un problema che avrebbe continuato per tutto il resto della sua vita. Cioè lui vedeva in Edoardo oltre che un figlio anche un problema permanente. La domanda che giornalisticamente dobbiamo porci è questa: la morte di Edoardo Agnelli si colloca all’interno dell’Operazione Gladio ovvero l’eliminazione eterodiretta dall’imperialismo Usa e dalla loggia P2 degli uomini politici ostili all’imperial-globalismo? Gli assassinii dei Kennedy, Olof Palme ed Edoardo Agnelli hanno tutti lo stesso mandante?

Edoardo Agnelli era un uomo coltissimo, capace di condurre una polemica con Margherita Hack sull’astrologia. Convertito all’Islam sciita e c’è chi dice marxista-leninista. Insomma, uno strano erede per una famiglia di iene, vero? Chi fu il mandante del suo assassinio, le carte più compromettenti, forse, restano proprio negli archivi di ‘’papà’’. Il vizietto degli Agnelli: dal fascismo all’imperialismo statunitense.

Lo storico Luigi Cipriani, di Democrazia Proletaria, ha scritto un lungo articolo dove ricostruisce il ruolo antidemocratico di questa famiglia del capitale. Leggiamo qualcosa:

‘’Sono del resto molto note le connessioni tra Fiat e fascismo e non è il caso di dilungarvici in questa sede. Conviene piuttosto mettere in evidenza aspetti meno noti. Ad esempio i percorsi attraverso i quali le tre banche private di allora, Comit, Credito italiano e Banco di Roma finirono all'IRI, dove sono tuttora’’

‘’Dopo la caduta del fascismo, nel 1946, una commissione nominata dalla Costituente affermò che allora "le responsabilità delle perdite non vennero messe in luce, né i responsabili furono inquisiti". Il perché era molto semplice, nei consigli di amministrazione delle tre banche erano presenti i maggiori sostenitori del regime fascista. Nella Banca commerciale italiana su ventisei membri del consiglio di amministrazione nove erano senatori, Arlotta, Borromeo, Conti, Crespi, Malagodi, Odero, Puricelli, Sammartino di Valpenga, Silvestri e un deputato, Ferretti.

Nel Credito italiano vi erano sette senatori,Giovanni Agnelli, Borletti, Carmianti, Cavallaro, Cantorini, Corbino e i deputati Medici, Motta e Pavoncelli. Nel Banco di Roma erano presenti i senatori Cremonesi e Marcello e i deputati Benni, Canelli,Chiesa e Pesenti. I gruppi di comando delle banche erano anche presidenti delle più grandi società industriali (Fiat, Pirelli, Montecatini, Stipel, Tecnomaso italiano, Acciaierie Terni, Chatillon, cotonificio Crespi, Italcementi, Breda ed altre decine) e costoro utilizzarono i depositi bancari per finanziare ed acquistare titoli delle proprie società per fini speculativi. Il sopraggiungere della grande crisi coinvolse le industrie che trascinarono nel crac le banche. Lo stato dovette intervenire accollandosi le perdite dei privati, creando l'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI) , cui affidò anche le tre grandi banche fallite. Nella inchiesta che seguì si venne a conoscenza del fatto che i gruppi di comando avevano finanziato con i depositi dei risparmiatori la maggior parte del loro capitale azionario, il 94% per la Comit, il 78% per il Credito italiano ed il 94% per il Banco di Roma. In questo modo i grandi industriali che controllavano le banche ed attraverso queste i più grandi gruppi industriali non avevano rischiato una lira dei loro capitali. Il fascismo non solo li scagionò ma, accollandosi le perdite, lasciò intatti i loro patrimoni personali’’

Nel dopoguerra gli Agnelli entrarono in affari con la famiglia Rockefeller collaborando attivamente con la CIA, l’obiettivo era sempre lo stesso: un golpe bianco. Gianni Agnelli fu a capo della sezione italiana della Commissione Trilaterale, con un ruolo dominante rispetto agli stessi servizi d’intelligence dell’imperialismo italiano. Continuiamo la lettura dell’articolo di Cipriani:

‘’Dalla tipologia degli assunti e dei respinti, risultò che l'operaio ideale per la Fiat doveva essere apolitico, frequentatore della parrocchia, godere di buona reputazione pubblica, e andava bene anche se iscritto ai partiti di centro, oppure monarchico e missino.

Inventore delle schedature fu il presidente della Fiat, il massone Vittorio Valletta. La struttura del sistema di spionaggio Fiat era articolatissima ed utilizzava dai servizi segreti dello stato ai messi comunali e ai vigili urbani dei paesi minori, alle parrocchie. A capo del servizio di spionaggio interno vi era un ex colonnello di aviazione, Mario Cellerino (pilota personale di Giovanni Agnelli) che per vent'anni era stato nei servizi segreti. Venne assunto nel 1965 alla Fiat insieme ad una ventina di ex carabinieri. Il Cellerino, con il consenso del Sid, costituì il collegamento esterno dello spionaggio Fiat, che prevedeva il passaggio di informazioni reciproche con carabinieri, polizia, Sios dell'aeronautica di Torino e Sid. La Fiat assunse praticamente anche il colonnello dei carabinieri Enrico Settermaier che comandava il Sid di Torino.

I dirigenti della Fiat addetti alla selezione del personale avevano praticamente libero accesso agli schedari del Sid, del Sios, dei carabinieri e della polizia e potevano commissionare a basso costo - rilevarono gli inquirenti - qualunque tipo di schedatura. Per la Fiat lavoravano anche Marcello Guida, questore, ex carceriere di Pertini a Ventotene, implicato nel caso Pinelli a Milano e costruttore della pista anarchica per piazza Fontana; e Filippo De Nardis, che Giovanni Leone dopo la nomina a presidente della repubblica volle a capo dell'ispettorato di Ps al Quirinale. Anche l'ufficio di collocamento di Torino era al servizio della Fiat e si limitava a dare il nullaosta sulle richieste avanzate dall'azienda.

I lavoratori che costruirono la fabbrica di Togliattigrad in Urss ed i tecnici sovietici in Italia furono costantemente sorvegliati dai servizi segreti Fiat. Le schedature proseguirono tranquillamente anche dopo l'approvazione dello Statuto dei lavoratori nel 1970.’’

Il capitalismo schiavista della FIAT non era altro che un esperimento d’americanizzazione integrale del modello neoindustrialista europeo il quale coniugava ‘’lavoro salariato’’ e Welfare State. Per Gianni Agnelli e la ‘’massoborghesia’’ ( Gramsci ) le concessioni sociali non dovevano esistere. Domanda: padre e figlio si collocavano su fronti politicamente contrapposti? Gli storici non hanno dubbi: Edoardo era in rotta di collisione coi genitori e la CIA non poteva restare indifferente; il padre Gianni in che misura ne fu complice?

Il regista Kasesaz conclude dicendo "Io dico a chi vuole rendere un sevizio reale alla causa di Edoardo Agnelli, se è musulmano, di seguire lo spirito del vero Islam e se non è musulmano di essere un uomo libero". Domanda: i magistrati italiani i quali mettono sotto accusa – come è successo di recente a Stefania Limiti – i giornalisti che vogliono fare chiarezza sui crimini dell’ Operazione Gladio in che misura possono dirsi ‘’uomini liberi’’? Hanno il collare ed una ‘’manina atlantica’’ li manovra. Ne sono consapevoli?

Gli Agnelli – prima fascisti poi neofascisti atlantici – si confermano una famiglia con gravi e pesanti responsabilità nella storia d’Italia. Edoardo Agnelli fu l’eccezione, un uomo troppo scomodo per il potere del clan. Il padre lo sapeva e l’estraneità della famiglia alla sua scomparsa non è stata mai appurata.