Le ragioni dei conflitti e la loro mutevolezza

di

Ivan Senin

 

Un etnologo sovietico Lev Gumilev sosteneva che ogni paese è composto da uno o più gruppi chiamati “etnos”, gruppi di persone che compongono uno stato. Uno stato etnicamente omogeneo è quello più stabile in quanto rappresenta una struttura monolitica, dove gli interessi individuali di tutti i cittadini rispecchiano gli interessi del collettivo stesso. Tra questi paesi vi sono paesi come la Corea Popolare o i paesi scandinavi. Questi paesi per moltissimi secoli sono rimasti isolati ne hanno subito influenze culturali esterne. Tutto ciò ha permesso di sviluppare un tipo di cultura, lingua ed usi del tutto differenti da tutti gli altri. Inseriti in un contesto globale rimangono comunque fedeli al loro credo ed il loro modo di vivere. Altri paesi si sono formati in una continua lotta tra vicini, come i paesi del centro d'Europa, dove la posizione geografica e la densità della popolazione non ha permesso l'isolamento. La densità delle varie etnie (persone che si sentono appartenere allo stesso gruppo e condividono gli stessi interessi religiosi, culturali e/o ideologici) ha creato un'ibrido, una varietà di gruppi che in qualche modo hanno dovuto convivere sotto lo stesso "tetto" dimenticando le vecchie discordie. Vi sono stati diversi tentativi di formazione multietnica. I primi tentativi sono ciò che oggi chiameremmo "una conquista militare a scopo di formare un impero" che come un gas si diffonde riempiendo tutti gli spazi. Un impero è un insieme di territori conquistati militarmente e controllati dal centro di esso. Una specie di parassita che succhia tutte le risorse dalle periferie per soddisfare i fabbisogni dei cittadini del centro. Nonostante azioni poco nobili, un impero (a meno che non si tratti di un impero di matrice religiosa) è piuttosto tollerante nei confronti delle usanze e delle religioni delle periferie, importante che il flusso delle risorse sia mantenuto intatto con un vettore fisso da provincia-terra conquistata, verso il centro. Tuttavia un impero è molto vulnerabile dall'interno. I gruppi etnici che lo compongono hanno interessi diversi in quanto originari di culture e classi sociali diverse. L'abolizione delle classi, come nel caso dell'Unione Sovietica, non ha abolito la lotta all'interno della stessa classe anche se unica. Gli ascensori sociali non garantivano l'ascesa di soli entusiasti, è il sistema stesso che crea una competizione e può creare degli egoisti ed individualisti. Un individualista per propria natura si contrappone al collettivo, diventando (nel migliore dei casi un traditore o un dissidente). Lo scopo di un qualsiasi stato è quello di individuare queste entità in uno stato rivale sostenendo la loro ascesa e popolarità. Lo scopo politico di una qualsiasi struttura governativa che contiene nel suo interno un'organizzazione di tipo politico allo stato evoluto o primitivo che sia è sempre stato lo stesso in tutti i tempi, ovvero espansione territoriale e politica, espansione economica, mantenimento degli equilibri interni, sostegno degli squilibri all'interno delle organizzazioni concorrenti. I cittadini di uno stato "vincitore" vantano una qualità di vita nettamente migliore rispetto a quelli di uno stato "perdente". Possiamo forse paragonare uno stato ad un organismo vivente dotato di una coscienza collettiva? Non del tutto poiché le decisioni vengono prese spesso e volentieri senza un vero consenso popolare. La testa decide ed il corpo esegue ma nel nostro caso la testa deve anche giustificare al corpo l'azione che esso sta per compiere. A volte però, il miglioramento delle condizioni di vita sta alla base di un malessere individuale o collettivo e porta al degrado una società in pieno sviluppo economico, sociale e militare. Gli USA oggi consumano il 40% di tutte le risorse mondiali soddisfacendo il fabbisogno del cittadino medio degli Stati Uniti d'America e distribuendo le risorse naturali in modo sproporzionato, sia sul pianeta, sia al loro interno, un 15% dei loro cittadini vivono nella povertà assoluta.

Quando i Romani combattevano contro i Cartaginesi nelle guerre puniche ognuno di loro era senza alcun dubbio consapevole del fatto che la sconfitta avrebbe portato povertà, schiavitù e morte. Questa era la realtà di cui tutti erano consapevoli e nessuno si faceva illusioni sul fatto che il nemico fosse arrivato per migliorare le condizioni di vita. Ma lo stesso cittadino era anche ben consapevole del contrario, ovvero che se la sua città avesse vinto, lui avrebbe potuto commerciare senza temere gli assalti alle proprie navi, non avrebbe avuto nessuna concorrenza nei mercati e probabilmente si sarebbe arricchito della merce depredata e di nuovi schiavi e quindi forza-lavoro a bassissimo costo e a massimo rendimento. Quindi è chiaro che i cittadini di entrambe le città si sentissero  seriamente parte del progetto. Effettivamente è piuttosto difficile immaginare la situazione in cui uno stato sconfitto migliori le proprie condizioni rispetto allo stato vincitore. Lo scopo di una guerra, ovviamente è quello di migliorare le condizioni proprio a dispetto di coloro che sono stati sconfitti.

Uno sguardo distante, distaccato e privo di pregiudizi, non condizionato è piuttosto difficile se non impossibile da applicare quando parliamo dei tempi moderni. Quando parliamo di contemporaneità non possiamo astenerci dalle critiche di questo mondo e della realtà che ci circonda perché viviamo in essa, siamo bombardati da una serie di fatti ma non sempre riusciamo a vedere le tendenze perdendoci così in un caleidoscopio. Vediamo tantissime immagini che cambiano in continuazione e ci sentiamo spaesati e disorientati. I "nemici" di ieri oggi sono i nostri "alleati" e domani chissà. Viviamo applicando alla nostra vita un sistema di valori nel quale siamo cresciuti non riconoscendo altri sistemi di valori in quanto alieni e dunque incomprensibili e potenzialmente "ostili". Seguendo il notiziario, scopriamo che le persone adulte, in giacche e cravatte con un'espressione seria cercano di convincerci che il mondo è bianco-nero e si divide in quelli "buoni", che naturalmente siamo noi, e quelli "cattivi" che sono gli altri. Vengono usate terminologie da film di fantascienza come "impero del male", "minaccia per la pace mondiale". Queste etichette vengono applicate senza prova alcuna da parte dell'accusatore ad un'entità con un volto ed un nome, ma è il popolo intero a subirne le conseguenze. Partono le sanzioni, che non sono altro che una forma di assedio, declamato e legale. Naturalmente per il loro "bene" anche se questo "bene" porta alle carestie, malattie e morte di migliaia di persone. Il mondo viene seriamente e senza scherzi diviso in "buoni" , "cattivi" e "tanto cattivi" da essere chiamati "stati canaglia". Anche tra i buoni però sono costretti a fare i conti con una certa realtà gerarchica, ci sono i buoni maggiori e poi ci sono quelli minori. I minori sono buoni ma sono piccoli, questo consente ai buoni maggiori di costruire le basi militari e di suggerire delle scelte politiche da fare per rimanere tra i buoni anche se minori.  Abbiamo messo le parole "buoni" e "cattivi" a virgolette per sottolineare tutta quanta l’assurdità di questa terminologia se applicata ad uno stato. Il problema e che i media le virgolette non le mettono affatto raccontando con la massima serietà questo mondo divaricato. Lo scopo e quello di ricevere un consenso popolare nel proprio paese e di instillare nelle menti dei cittadini dello stato rivale che il loro paese è quello sbagliato.