Rosa Luxemburg, una marxista in sintonia con Lenin

di

Stefano Zecchinelli

 

’Qui giace sepolta
Rosa Luxemburg
ebrea di Polonia
in prima linea sul fronte dei lavoratori tedeschi
assassinata per mandato
di oppressori tedeschi. Oppressi
seppellite la vostra discordia!’’

 

 Bertolt Brecht

 

Il libro “Rosa Luxemburg, indomita rivoluzionaria”, pubblicato dalla Casa Editrice PGRECO, di Davide Rossi ha un duplice merito: prima di tutto, attraverso una pregevole biografia ragionata introduce la vita ed il pensiero politico d’una donna la quale, al di là delle discriminazioni classiste e di genere, ha vinto il peso della sua epoca dando uno straordinario impulso al movimento anticapitalista europeo; dall’altra parte l’autore strappa Rosa ‘’la Rossa’’ al settarismo del luxemburghismo (Comunismo dei Consigli) inserendola nella tradizione del movimento comunista novecentesco. Del resto già Lenin, consapevole delle possibili strumentalizzazioni da parte di gruppi ‘’marxisti’’ minoritari ed anti-bolscevichi si mosse nella direzione segnalata da Rossi. Rileggiamo un breve, ma significativo, articolo dello statista russo:

 

’Paul Levi vuole aggraziarsi la borghesia - e, conseguentemente, i suoi agenti, la II Internazionale e l'Internazionale due e mezzo - ripubblicando precisamente quegli scritti di Rosa Luxemburg in cui lei era in torto. Noi risponderemo a ciò citando due righe di un buon vecchio scrittore di favole russo: "le aquile possono saltuariamente volare più in basso delle galline, ma le galline non potranno mai salire alle altitudini delle aquile". Rosa Luxemburg sbagliò sulla questione dell'indipendenza della Polonia; sbagliò nel 1903 nella sua valutazione del menscevismo; sbagliò nella sua teoria dell'accumulazione del capitale; sbagliò nel luglio 1914, quando, con Plekhanov, Vendervelde, Kautsky ed altri, sostenne la causa dell'unità tra bolscevichi e menscevichi; sbagliò; in ciò che scrisse dal carcere nel 1918 (corresse poi la maggior parte di questi errori tra la fine del 1918 e l'inizio del 1919, dopo esser stata rilasciata). Ma a dispetto dei suoi errori lei era - e per noi resta - un'aquila. E i comunisti di tutto il mondo si nutriranno non solo del suo ricordo, ma della sua biografia e di tutti i suoi scritti (nelle pubblicazioni disordinatamente aggiornate dai comunisti tedeschi, solo parzialmente scusabili dalle tremende perdite subite durante la loro dura battaglia) serviranno da utili manuali nella formazione delle future generazioni di comunisti di tutto il mondo. "Dal 4 agosto 1914 la socialdemocrazia tedesca è stata un fetido cadavere" - questa dichiarazione renderà il nome di Rosa Luxemburg famoso nella storia del movimento proletario internazionale. E, certamente, risalterà nel movimento proletario, fra i mucchi di letame e le galline come Paul Levi, Scheidemann, Kautsky e tutta la confraternita di coloro che schiamazzeranno sugli errori commessi dai più grandi comunisti. A ognuno il suo’’.

 

Per questa ragione, come scrive nel saggio introduttivo Emilio Sabatino, il nostro storico “ogni anno la seconda domenica di gennaio partecipa alla manifestazione per la commemorazione di Rosa Luxemburg e Karl Liebknech, non teme il freddo che,  – ricorda Sabatino – nonostante i guanti, ha spezzato la pelle delle mie mani, quando anche io una volta, nel 2009, per il novantesimo anniversario del barbaro omicidio che ha tolto la vita ai due rivoluzionari marxisti, ho partecipato al lungo e rosso corteo che parte dal cuore di quella che un tempo era la capitale della DDR, la Karl-Marx-Allee, per giungere al cimitero centrale di Friedrichsfelde, in cui vi è il memoriale dei socialisti, realizzato per ricordare e celebrare i dirigenti della DDR”. Rompendo col luxemburghismo, Rossi mette giustamente in relazione la Luxemburg con la prassi rivoluzionaria dell’antifascista ebrea Anna Seghers, tracciando un filo rosso che partendo dalla rivolta della Lega di Spartaco (1918-‘19) passa per la Resistenza anti-nazista tedesca, concretizzandosi nella nascita della DDR; polarità real-socialista ed antimperialista malgrado i rapporti di forza non sempre favorevoli. Nessuno studioso onesto potrebbe negare l’impegno della Repubblica Democratica Tedesca nella globalizzazione dell’anti-razzismo e del principio d’uguaglianza (assoluta) delle nazioni.

 

Nel ricordare l’impegno anticolonialista di Rosa ‘’la Rossa’’, utilizzerò due citazioni – il celebre articolo della Luxemburg, Utopie pacifiste (1911), e dal saggio di Davide Rossi – traendone le dovute conclusioni.

 

Luxemburg: “Dunque quella degli “Stati Uniti d’Europa” è un’idea che si scontra direttamente con il corso dello sviluppo sia economico che politico, e che non tiene minimamente conto degli eventi dell’ultimo quarto di secolo. Che un’idea così poco in sintonia con le tendenze di sviluppo non possa fondamentalmente offrire alcuna efficace soluzione, a dispetto di tutte le messinscene, è confermato anche dal destino dello slogan degli “Stati Uniti d’Europa”. Tutte le volte che i politicanti borghesi hanno sostenuto l’idea dell’europeismo, dell’unione degli stati europei, l’anno fatto rivolgendola, esplicitamente o implicitamente, contro il “pericolo giallo”, il “continente nero”, le “razze inferiori”; in poche parole l’europeismo è un aborto dell’imperialismo’’.

 

Rossi: “I vecchi socialdemocratici che hanno approvato la guerra si sono già messi al servizio dei circoli militari, dei potentati economici e degli interessi della borghesia. Gli spartachisti, con uno straordinario consenso popolare, in particolare a Berlino, tentano la via rivoluzionaria, respingendo l’idea di assemblea costituente e promuovendo la creazione di consigli operai nelle fabbriche e nei posti di lavoro”.

 

La lotta contro l’imperialismo – che per il nostro storico coincide con la transizione ad un mondo multipolare non globalizzato – e la rivolta (sciopero) di massa per l’abolizione del capitalismo (su scala prima nazionale e poi mondiale) sono indivisibili; il tradimento ‘’sciovinista’’ della socialdemocrazia ha stravolto l’idea stessa di pace trasformandola in una utopia letale o, nella peggiore delle ipotesi, in “serva dell’imperialismo”.

Partendo da questa consapevolezza, Rosa “la Rossa” è una delle più indomite e preziose rivoluzionarie del secolo scorso. Per lei valgono, ad un secolo dalla sua scomparsa, le parole di Lenin: “i comunisti di tutto il mondo si nutriranno non solo del suo ricordo, ma della sua biografia e di tutti i suoi scritti (nelle pubblicazioni disordinatamente aggiornate dai comunisti tedeschi, solo parzialmente scusabili dalle tremendi perdite subite durante la loro dura battaglia) serviranno da utili manuali nella formazione delle future generazioni di comunisti di tutto il mondo”. Un monito contro il dogmatismo largamente diffuso.